
Il Diavolo

Considerarlo l'impersonificazione del male è un errore tipico di chi sia avvezzo al retaggio delle fedi monoteiste, ove
il Divino si erge in solitaria magnificenza e il Male si personifica in un unico, diabolico avversario.
Ma, giacché sono qui a scriverne, permettete che Vi illustri come la
questione si delineasse nelle credenze
pagane, assai più complesse e
sfumate.


+ Il Demone nel Contesto Pagano: un'Armonia di Contrasti, Non un Duello Morale +
Nel vasto ed eterogeneo panorama delle religioni pagane, pre-cristiane
e politeiste, la figura del "Diavolo" come entità del male
assoluto, un
principe delle tenebre in eterna lotta con la luce divina, è una nozione quasi del tutto estranea.
Qui, la cosmologia si presentava come un intricato tappeto di forze in perpetuo equilibrio, dove il chiaro e lo scuro, la
creazione e la distruzione, l'ordine e il caos, non erano antagonisti
inconciliabili, bensì componenti necessarie al fluire dell'esistenza.
Non vi era un unico "Maligno" cui attribuire ogni scelleratezza.
Piuttosto, le manifestazioni di ciò che noi moderni potremmo
etichettare come "male" assumevano forme molteplici e spesso
ambivalenti.
+ Le Divinità Ctonie e il Regno dell'Ombra +
Innumerevoli culti veneravano divinità legate agli inferi, alla morte,
alla putrefazione e, paradossalmente, alla fertilità che emergeva dalla
decadenza.
Queste figure non erano affatto "demoniache" nel senso biblico, ma
rappresentavano aspetti ineludibili e talvolta terrificanti del ciclo
vitale:
* Ade (per i Greci) o *Plutone (per i Romani), il signore dei Regni Sotterranei, non era una creatura maligna.
Il suo dominio era semplicemente il transito obbligato delle anime, un luogo di quiete e, seppur cupo, di ordine.
Era temuto per la sua inesorabilità, ma rispettato come un pilastro del cosmo.
*Persefone, sua sposa, incarnava il ciclo di morte e rinascita, legando il mondo dei morti alla prosperità dei campi.
*Ecate, la dea degli incroci, della magia e dei fantasmi, era sì associata alla notte e a pratiche arcane, ma la sua essenza
non era malvagia; piuttosto, potente e a volte inquietante, una forza primordiale da rispettare.
+ Le Forze del Caos e della Distruzione: Necessità del Ciclo +
Vi erano poi divinità o entità che personificavano il caos primordiale o la distruzione, ma anche queste erano considerate
elementi intrinseci e talvolta propedeutici al rinnovamento, come:
* Tifone nella mitologia greca, un mostro colossale, rappresentava le forze sregolate della natura, come uragani e terremoti.
Era una minaccia all'ordine olimpico, ma pur sempre una manifestazione delle potenze telluriche, non un tentatore morale.
* Apophis nell'antico Egitto, un gigantesco serpente che ogni notte tentava di divorare il sole, era l'incarnazione
del caos cosmico. La sua esistenza era una sfida perpetua che gli dèi dovevano affrontare per mantenere l'ordine, ma
egli era una forza ciclica, non un'entità con volontà maligna.
* Loki nella mitologia norrena, una figura divina dall'ingegno acuto e dalla natura volubile, era spesso l'artefice di
disastri e di stratagemmi. La sua ambiguità lo rendeva un catalizzatore
di eventi, sovente caotici, che però conducevano
a mutamenti ineludibili, inclusa la preparazione al Ragnarök, il crepuscolo degli dei.
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+ Nessuna Antitesi Assoluta: Solo Complementarità +
In molte cosmologie pagane, il "bene" e il "male" non si stagliavano come due assoluti irriducibili.
Erano, al contrario, forze inestricabilmente connesse, in un perpetuo girotondo di distruzione che prelude alla creazione, di
morte che anticipa la rinascita. Non vi era una singola entità cui ascrivere l'intera somma delle negatività.
Si pensi al Yin e Yang del Taoismo, che pur non essendo propriamente pagano, illustra mirabilmente un dualismo armonico:
due principi opposti che si completano e si bilanciano a vicenda, tessendo la trama dell'universo senza alcun conflitto morale.
Dunque, caro lettore, l'immagine del Diavolo quale incarnazione del Male è un frutto peculiare delle teologie monoteiste.
Nelle antiche fedi pagane, le figure "oscure" erano aspetti necessari,
seppur a volte spaventosi, della totalità dell'esistenza, non
signori del peccato destinati a condurre l'anima alla dannazione eterna.
Erano parte integrante del grande disegno, in un universo dove le ombre
erano sfumate e complesse, mai completamente avulse dalla luce.
Spero che questa disquisizione abbia fatto chiarezza su codesto argomento così affascinante e spesso travisato.
Lady Regina Liv
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