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La Contessa Sanguinaria tra Storia e Leggenda.


Vi parlo oggi di una figura avvolta in un velo di oscuritŕ e orrore, la Contessa Erzsébet Báthory (o Elisabetta Báthory), la cui
storia, benché intrisa di atroci leggende, merita d'essere esplorata con accuratezza, considerando le ombre del suo tempo.
Nata il 7 agosto 1560 nel castello di Nyírbátor, nel Regno d'Ungheria, Erzsébet era figlia del Conte György Báthory di
Ecsed e della Contessa Anna Báthory di Somlyó.
Entrambi i rami della sua famiglia vantavano origini nobili antichissime, legate a principi di Transilvania e re di
Polonia, ma erano noti anche per la loro crudeltŕ e le eccentricitŕ.





Un aspetto cruciale, spesso trascurato, riguarda la consanguineitŕ dei matrimoni nella sua stirpe.
Era infatti prassi comune, tra le grandi casate nobiliari europee, contrarre unioni tra parenti stretti per mantenere il
potere e la purezza del lignaggio.
Questa abitudine, perň, favoriva la trasmissione di tare genetiche, portando a problemi di salute fisici e mentali.
Erzsébet stessa, fin da bambina, soffrě di attacchi epilettici e frequenti malori, forse aggravati da questi fattori genetici.
In un'epoca dove le cure mediche erano rudimentali e la comprensione delle malattie mentali pressoché assente, tali
condizioni potevano avere un impatto devastante sul suo equilibrio psichico.
La giovane etŕ del suo matrimonio, a soli quindici anni nel 1575, con il Conte Ferenc Nádasdy – anch'egli rampollo
di una potente famiglia e temuto guerriero soprannominato il "Diavolo Nero d'Ungheria" – la privň forse
di un'infanzia e adolescenza piů serene.

Nonostante le frequenti assenze del marito, impegnato nelle guerre contro i Turchi, Erzsébet ebbe con Ferenc
diversi figli: Anna (nata intorno al 1585), Orsolya (nata intorno al 1590, morta giovane), Katalin
(nata intorno al 1594), András (nato intorno al 1596, morto anch'egli in giovane etŕ) e Pál (nato intorno al 1598).

La vera svolta nella vita di Erzsébet, e l'inizio della sua fama sinistra, avvenne dopo la morte del Conte Nádasdy nel 1604.
Rimasta vedova e padrona di un vastissimo patrimonio e numerosi castelli, tra cui quello di Csejte, la Contessa
iniziň a manifestare una crudeltŕ che superň ogni limite.
Le prime vittime furono servitori e figlie di contadini locali, ma con il tempo, le sue attenzioni si rivolsero anche
a fanciulle di nobile lignaggio, attirate a Csejte con la promessa di un'educazione o di un impiego come dame di compagnia.

Le torture descritte dai testimoni e nei verbali del processo furono raccapriccianti: frustate
estenuanti, mutilazioni, bruciature con ferri roventi, morsi sulla carne, l'uso di aghi infilzati sotto le
unghie, e l'esposizione al freddo estremo fino al congelamento.
La leggenda piů celebre, quella che le conferě l'appellativo di "Contessa Sanguinaria", narra che si
bagnasse nel sangue delle sue vittime, convinta che tale rito le avrebbe preservato la giovinezza eterna.
Alcuni storici ipotizzano che queste credenze potessero derivare da antichi riti pagani o da distorte
interpretazioni di pratiche popolari sull'elisir di lunga vita.
Le voci delle sue atrocitŕ si diffusero oltre i confini del suo dominio, giungendo infine all'orecchio
dell'Imperatore Mattia II d'Asburgo e del Conte György Thurzó, Palatino d'Ungheria e cugino di Erzsébet.
Nel 1610, dopo aver raccolto numerose testimonianze, Thurzó agě.
Il 29 dicembre 1610, si recň personalmente al Castello di Csejte, dove si narra abbia trovato prove inconfutabili
degli orrori: cadaveri e ragazze ancora vive, sebbene orribilmente mutilate.

Dato il suo status di alta nobile, Erzsébet non poté essere processata pubblicamente.
Per evitare uno scandalo internazionale che avrebbe coinvolto le piů alte sfere dell'aristocrazia europea, fu
deciso di confinarla a vita nel suo stesso castello.
Quattro dei suoi complici – Ilona Jö, Dorottya Szentes, Katalin Benická e János Újváry (detto "Ibis") – furono
invece arrestati, processati e condannati. Tre di loro furono bruciati vivi, mentre la Benická fu decapitata e bruciata.

Erzsébet Báthory morě il 21 agosto 1614, all'etŕ di 54 anni, imprigionata in una stanza murata del
Castello di Csejte, che le era stata trasformata in una cella.
Lasciň dietro di sé una scia di orrore che ancora oggi alimenta leggende, studi e dibattiti.
La sua figura rimane un monito inquietante sulla corruzione del potere, sulla brutalitŕ di un'epoca e sulle complesse
interazioni tra salute fisica, mente e ambiente sociale, tutti fattori che, pur non giustificando le sue azioni
contribuiscono a disegnare un quadro piů completo della terribile e affascinante "Contessa Sanguinaria".









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