

Mata
Hari

Uno Sguardo più Profondo nel Mito e nella Realtà. Mata Hari, Il Volto Nascosto Dietro il Velo Esotico.
La vicenda di Margaretha Geertruida Zelle, la donna che il mondo
avrebbe poi idolatrato e condannato come
Mata Hari, ebbe inizio a Leeuwarden, nelle province settentrionali dei Paesi Bassi, il
7 agosto del 1876.
Il padre, Adamo Zelle, era un benestante. Tuttavia, gli affari non sempre gli furono propizi, e un grave
fallimento finanziario gettò un'ombra precoce sull'agiatezza familiare.
Fu allora che la piccola Margaretha trovò conforto e guida soprattutto nella figura della nonna
materna, Antje van der Meulen, ad Amsterdam, una donna di solida tempra che la pose nel collegio
della scuola normale per istitutrici, a Leyda, fornendole una base di valori.
Fu un banale annunzio economico sul giornale 'Het Nieuwsvan den Dag' che le fece conoscere il capitano
Rudolf Mac Leod, pensate un pò, a gettare i dadi del suo destino.
E così, l'11 Luglio del 1895, con una rapidità che oggi diremmo quasi sconsiderata, convolò a nozze.
Il loro fu un matrimonio tumultuoso, quasi un mare in tempesta sin dal primo giorno.
La coppia si trasferì nelle lontane e esotiche Indie Orientali Olandesi, dove la vita coloniale, lungi dall'essere il sogno
dorato che forse Margaretha aveva vagheggiato, si rivelò un crogiolo di solitudine e frustrazione, aggravato dai
problemi di alcolismo del marito e dai suoi maltrattamenti.
Da questa unione, tuttavia, nacquero due anime innocenti:
il piccolo Norman-John MacLeod, venuto alla luce il 30 gennaio 1897, e la fanciulla
Louise Jeanne MacLeod, nata il 2 maggio 1898.
Ahimè, la sorte non fu benigna con la prole.
Il bimbo, il piccolo Norman-John, morì in circostanze tragiche all'età di soli due anni, quasi certamente a
causa di un avvelenamento perpetrato dalla loro balia.
Un dolore lancinante, che scavò un abisso nell'animo già provato di Margaretha.
La relazione con la figlia Louise Jeanne fu anch'essa destinata a perdersi, diluita negli anni e nelle distanze
dopo il divorzio dei genitori.
Il naufragio matrimoniale giunse inevitabile nel 1902, con il divorzio che liberò Margaretha
da quelle catene coniugali, ma la lasciò in una condizione di
precarietà economica e sociale, spingendola a cercare fortuna altrove.
+ La Metamorfosi: dalle Ceneri dell'Anonimato al Sole di Mata Hari +
Fu a Parigi, la città che prometteva ogni sorta di libertà e
reinvenzione, che Margaretha Geertruida Zelle compì la sua metamorfosi.
Nel 1905, emerse dalle sue ceneri come la farfalla dal bozzolo, assumendo l'identità che avrebbe infiammato l'immaginario
collettivo: Mata Hari, "l'occhio dell'alba" o, come talvolta amava tradurre lei stessa, "il sole che sorge".
Con le sue danze esotiche, audaci e velate di mistero, e con un'aura di fascinazione orientale che seppe costruire con
meticolosa arte, divenne in breve tempo una celebrità in tutta Europa.
Salotti altolocati, teatri prestigiosi, da Parigi a Berlino, da Monte Carlo a Madrid, si contesero le sue esibizioni.
Mata Hari non era solo una danzatrice; era un'icona di libertà e
sensualità, una donna che osava sfidare le convenzioni dell'epoca.
+ Le Relazioni Tedesche e l'Ombra dello Spionaggio +
Ma fu soprattutto in Germania che Mata Hari, ben prima dello scoppio del conflitto, aveva intessuto relazioni di
profonda influenza e, a quanto pare, di natura più che amicale.
La sua personalità carismatica e il suo fascino la resero una figura gradita negli ambienti più esclusivi e potenti di Berlino.
E qui, miei cari, entriamo nel cuore della questione che avrebbe sigillato il suo tragico destino.
Secondo le più insistenti indiscrezioni e le accuse che le furono mosse, sin dal 1912, ben due anni prima che il primo sparo
della Grande Guerra echeggiasse in Europa, Mata Hari si sarebbe messa a disposizione dei servizi di spionaggio tedeschi.
Si vociferava, con una persistenza che rasentava la certezza, in certi ambienti, che ella fosse non solo un'agente, ma
addirittura l'amante del Capo di tale servizio segreto tedesco, un uomo di notevole influenza che avrebbe saputo sfruttare
la sua posizione e la sua rete di contatti in tutta Europa.
Questa liaison, se vera, avrebbe potuto fornirle accesso a informazioni preziose, o per lo meno a personaggi chiave da cui
tali informazioni potevano essere estorte.
Le sue frequentazioni con ufficiali militari di alto rango, diplomatici
e figure politiche di varie nazionalità, sia alleate che
nemiche, la resero un bersaglio ideale per i sospetti quando la guerra divampò.

+ La
Caduta e l'Ultimo Atto +
Il suo stile di vita sfarzoso, i suoi frequenti viaggi attraverso
frontiere sempre più militarizzate e le somme di denaro
che le venivano
versate da fonti misteriose, fecero di lei un perfetto capro espiatorio
in un'Europa consumata
dalla paranoia e dalla necessità di trovare un
colpevole per le proprie sventure.
Fu arrestata a Parigi il 13
febbraio 1917, con l'accusa di essere la spia tedesca H21.
Il processo che seguì fu una farsa giudiziaria, un'agonia di fronte a
un tribunale che aveva già emesso il suo verdetto.
Le prove contro di
lei erano in gran parte circostanziali, basate su intercettazioni e su
testimonianze non
sempre solide, ma il clima di isteria bellica non
ammetteva incertezze.
Nonostante le sue veementi proteste di innocenza,
e la sua strenua difesa del suo operato come innocua danzatrice e
seduttrice, fu condannata per spionaggio e alto tradimento.
Il sipario sulla sua vita calò il 15 ottobre 1917.
Margaretha
Geertruida Zelle, la danzatrice esotica Mata Hari, affrontò il plotone
d'esecuzione nel forte di
Vincennes, alle porte di Parigi. La leggenda
narra che rifiutò la benda sugli occhi, mantenendo fino all'ultimo la
sua
compostezza e il suo fascino enigmatico, quasi a voler inviare un
ultimo bacio al mondo che l'aveva creata e distrutta.
+ La sorte Finale: un Epilogo senza Tomba +
Non essendovi, infatti, alcun congiunto o amico a reclamarne le spoglie mortali, queste, secondo le
consuetudini del tempo per i corpi non rivendicati dei giustiziati, furono consegnate all'Istituto di
Medicina Legale di Parigi, per essere poste al servizio della scienza, oggetto di studi anatomici.
Si narra, e tale diceria aggiunge un tocco ancor più sinistro al suo già drammatico tramonto, che la
sua testa fosse stata preservata e in seguito scheletrificata, per trovare, seppur per breve
tempo, una curiosa esposizione in un museo anatomico.
Tuttavia, il volgere dei decenni ha visto questa reliquia macabra svanire nel nulla, persa in un
remoto trasloco, aggiungendo un ulteriore strato di mistero al suo retaggio.
Nell'anno 2002, allorché si procedette a un meticoloso controllo degli inventari dell'Istituto di Medicina
Legale di Parigi, fu constatato con una certa perplessità che la testa di Mata Hari era
irrimediabilmente persa.
La spiegazione più accreditata di questa singolare sparizione, che quasi rievoca il suo stesso dileguarsi
dalle scene della vita, risiederebbe in un trasloco avvenuto intorno alla metà del secolo scorso.
Precisamente nel 1954.
In quell'occasione, tra carte polverose e riorganizzazioni di reperti, l'illustre teschio, già oggetto di
tante fantasie, si sarebbe smarrito, dissolvendosi nel nulla come un'ultima beffarda danza, nel
silenzio degli archivi.
Un epilogo che, in fondo, si addice mirabilmente a una figura così enigmatica, persino la sua ultima
tangibile reliquia ha scelto di perpetuare il mistero.
Il resto delle sue spoglie, privo di ogni dignità cerimoniale e di un'ultima dimora individuale
finì verosimilmente destinato a una fossa comune.
Non vi è oggi alcun sepolcro ove potersi recare in segno di memoria o per deporre un fiore.
La sua fine fu, invero, tanto priva di magnificenza quanto la sua vita era
stata intrisa di spettacolare e controverso fulgore.
Così si concluse l'esistenza di una donna che è stata, a un tempo, vittima e
artefice del proprio destino, simbolo
di un'epoca di profonde
trasformazioni, di libertà nascenti e di intrighi mortali.
Mata Hari,
un nome che ancora oggi evoca mistero, seduzione e la tragica ombra di
un'accusa che
la storia non ha ancora del tutto fugato.
Un compendio visivo in suo onore.
Le immagini sono state
reperite con una ricerca in rete e appartengono ai rispettivi
proprietari.
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