
Che
cosa è la magia?

La
Magia: Disquisizioni sull'Essenza Arcana.
Che vi sia stata, e che ancora oggigiorno permanga, una vera e propria
Magia, di questo non si può dubitare, giacché la storia e il
sentire popolare ne recano innumerevoli testimonianze.
Tuttavia, quale sia la sua intima natura, su tal punto le cognizioni appaiono sovente annebbiate e disarmoniche.
Il sommo Paracelso, insigne medico e pensatore che segnò la soglia dei tempi moderni, ebbe a definire la Magia quale
«arte di cose soprannaturali sulla terra»; noi, con un lessico più attualizzato, diremmo forse «di cose supersensibili».
Egli la considerava nella sua essenza più pura, asserendo con fermezza che solo un suo impiego volto a recare nocumento
agli uomini la potesse tramutare in stregoneria.
Paracelso auspicava altresì che anche i teologi pervenissero a conoscerne la potenza, affinché non avessero più a
disprezzare, quali indegni maghi, coloro che riuscivano a lenire le sofferenze degli infermi per mezzo della forza della fede.
Seguendo il pensier di Paracelso, sarebbe lecito definire «magia bianca» le pratiche dei guaritori e dei rabdomanti, e
parlare di «magia nera» allorquando si tratti di ogni sorta d'incantesimi volti a recare danno, morale o materiale, ai
propri simili per mezzo d'effigi di terze persone o d'altre nefande stregonerie consimili.
In un breve e lucido saggio dedicato alla magia bianca, l'illuminato medico, Dott. Herbert Fritsche, ebbe a
sentenziare: «La magia nera promette ai propri adepti tutte le meraviglie del mondo, ma le speranze che suscita non
appagano l'animo e non conducono alla perfezione, bensì spingono a prorompere, con Faust:
'Oh! se potessi allontanare dalla mia strada la magia!'».
«La magia bianca», prosegue il dotto, «per contro, che incita alle nobili pratiche della preghiera e della meditazione, ad
una condotta retta nella vita e all'uso delle facoltà acquisite per il bene dell'umanità, è una via della luce e della verità!
Essa già di per se stessa è una ricompensa, poiché se la vita esteriore di colui che la pratica richiede sacrifici e trascorre
sovente in solitudine, la sua anima reca in sé, vita natural durante, la pace del paradiso.
Il discepolo della magia bianca scorge ovunque la mano del Creatore; ogni passo che fa alla scoperta del mondo
o verso il proprio intimo sublima la sua saggezza e perfeziona le sue magiche forze».
Eppure, quanto diffuse siano ancora, nelle solitarie valli alpine e persino nelle campagne della pianura, le arti
della magia nera, meglio di chiunque altro lo sa il teologo, il sacerdote che sempre è pronto ad accogliere quanti, d'un
tratto, si vedono irretiti, per loro volontaria scelta o quali
innocenti vittime, nelle spire della magia, e non sanno trovare da soli
il
cammino che li affranchi dal diabolico incantesimo.
+ Una Riflessione sui Confini e le Distorsioni +
Giova ora soffermarsi, con mente acuta e scevra da pregiudizi, su talune considerazioni che il testo originale suggeriva.
Sebbene la distinzione tra Magia Bianca e Magia Nera abbia una sua
logica nel discernere le intenzioni, essa rischia talvolta di
divenire una mera classificazione artificiosa, utile forse a
giustificare antiche persecuzioni anziché a comprendere l'essenza
stessa dell'Arte.
La Magia, in verità, è una.
Le distinzioni e le categorizzazioni sono spesso figlie di epoche storiche in cui si volle, con ferocia,
muovere guerra contro i culti ancestrali e i veri poteri, per poi, con sottile ipocrisia, assorbirli o distorcerli, facendoli
credere opera di diavoli e demoni, entità descritte come intrinsecamente malvagie.
Sono queste, non v'è dubbio, distorsioni nate da culti monoteisti che,
nel corso dei secoli, hanno preteso di annullare ogni retaggio pagano.
Non possiamo ignorare che gli stessi assertori di tali fedi, con la
pretestuosa scusa del
Diavolo, abbiano perpetrato orrori indicibili,
giungendo a compiere messe nere e a sacrificare creature innocenti nelle loro stesse chiese.
Essi si sono permessi di giudicare popoli ben più antichi, bollandoli
come "barbari", senza mai voler analizzare con onestà i propri
comportamenti e le proprie azioni.
La vera Magia, in sé, non è né buona né cattiva; è una forza, uno strumento la cui moralità è determinata unicamente dalla
mano che la impugna e dall'intento che la guida.
indietro
inizio